Il dito nell’occhio.
IL DITO NELL’OCCHIO
A Giorgio Napolitano
Giuseppe Varacalli pensa in grande, ma non appartiene al mondo dei grandi. Appartiene al mondo dei pargoli giulivi, vista la sua propensione indeclinabile alla fantasia, sempre madre di generosi parti. Siccome lo spazio è avaro anche per noi, ci arrestiamo all’ultima premitura del cervello del sindaco geracese, che già si era segnalato in Europa per il contributo alla formulazione di normative contro la mafia, tali, per la prima volta, da sgozzarla senza neppure bisogno di coltelli.
Ricordate un tratto simpatico della vita di Niccolò Machiavelli? Di giorno giocava nelle osterie a tric trac e, a tarda sera, indossati paludamenti pregiati, iniziava a discorrere con li antiqui ed eccelsi uomini?
Ricordate Francesco Petrarca? Anche egli volgeva il pensiero agli uomini illustri, i soli degni delle sue lettere, dette epistole.
Lasciateci immaginare. Francesco Petrarca e Niccolò Machiavelli sono, più che i modelli, gli antenati spirituali di Giuseppe Varacalli. Dalle loro tombe perpetue egli trae gli auspici. Come loro, non imbuca le missive per i comuni mortali di Gerace. Il suo destinatario è il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al quale chiede -ci informa l’ufficio stampa del comune di Gerace- che, ove il governo Monti non appronti una nuova legge elettorale, di garantire “quantomeno l’impossibilità per gli attuali parlamentari di essere rieleggibili”. Il che è fuori dalle prerogative del Presidente della Repubblica. Così come Giuseppe Varacalli, per questa sua lettera, sarebbe fuori dalla grazia di Dio. Se non fosse questo suo imperativo appello fantasia da giardino di infanzia.
Fonte: La Riviera n. 47/12 – Domenica 20 Novembre 2011